venerdì 6 dicembre 2013

NULLA AVVIENE PER CASO - #2

Aveva aspettato per giorni, Tony. Stessa panchina, stesso parco, stessa ora, come promesso.
Di lei nessuna traccia.
Aveva bisogno di quella dose di autostima, per non rischiare di ricadere nel baratro della depressione.
Aveva bisogno di lei. Non importa se non ricordava bene il nome. La voleva, punto.
L'ostinazione però aveva presto lasciato spazio alla rassegnazione e, dopo giorni di appostamenti inutili, Tony aveva deciso di  rinunciare. Il destino aveva parlato chiaro e lui non doveva fare altro che ascoltarlo, inutile opporsi, inutile sperare, inutile lasciarsi andare a botte di euforia.
Aveva ripreso il suo giornale Tony, il solito quotidiano, comprato nel solito chiosco e, come di solito, per nulla letto. Nemmeno i titoli in prima pagina, niente. Era l'abitudine, lo faceva sentire meno insicuro, forse meno abbandonato dall'universo.
Si era incamminato verso l'uscita del parco ma, prima di andarsene, si era voltato a guardare lo stradello da cui settimane prima lei era apparsa, nella speranza di rivivere la stessa scena, ma niente. Aveva abbassato la testa e, rassegnato, si era diretto verso l'auto. Camminando assorto nei suoi pensieri non si era accorto che stava per scontrarsi con un corridore. I due, dopo un impatto piuttosto rude, cozzarono a terra doloranti. Tony si era rialzato come una molla, aggredendo verbalmente e veementemente la controparte. Solo dopo alcuni istanti si era accorto che era lei.
La salivazione venne meno, il cuore accelerò bruscamente e il tempo rallentò.
Da lì in poi le cose avevano cambiato il loro corso.

Ricordava poco dei tre giorni seguenti, ma poco importava. Quella sera aveva appuntamento con lei.
Lei, che finalmente aveva un nome. Valentina.
Tony si sentiva rinato, di nuovo un po' più sicuro e meno pessimista. Aveva anche ricomprato il profumo. Gli era costato ben cinquanta bigliettoni ma "chi se ne frega", aveva pensato. Per lei niente aveva prezzo.
Stava guarendo, ne era certo.
Si ritoccò l'acconciatura e si avviò allegramente verso la porta quando il telefono squillò.
Era Alex, il suo migliore amico, colui che aveva ascoltato e sopportato Tony nei periodi più bui.
I due si erano frequentati a lungo ed erano diventati inseparabili, come due fratelli. L'uno supportava l'altro, evitava che il compare di sventura potesse precipitare in un oblio emotivo senza più ritorno. Sì, perché anche Alex si era da poco separato dal suo amore, ma non per scelta sua, a differenza di Tony. Aveva anche due figli piccoli, il che rendeva la situazione ancor più delicata.
Tony rispose. Alex sembrava in una di quelle serate no, forse aveva bevuto. Vomitò addosso all'amico i suoi soliti problemi, tutta la rabbia repressa. Non voleva rassegnarsi a riprendersi sua moglie, che lui aveva scoperto avere da poco un altro uomo.
Tony non riuscì a spiccicare una parola. Si sentiva quasi infastidito da tutta quella negatività che era finalmente riuscito a spazzare via, seppure a fatica.
Alex nel mentre alternava piagnistei a impeti di rabbia. Al di là della cornetta lo si sentiva rompere qualcosa, era incontrollabile. Aveva solo bisogno di sfogarsi, pensò Tony che, dal canto suo, egoisticamente, non voleva farsi trascinare di nuovo nell'ombra.
Riattaccò. Aveva pensato che fosse l'unica cosa giusta da fare.
Prese il giubbetto di pelle e uscì di casa.

Si sentì una merda. Il suo migliore amico aveva bisogno di lui, il suo compare che, invece, non aveva saputo fare altro che lasciarlo in balia del suo destino.
Per Tony quella rappresentava la serata della svolta, ritornava a vivere.
"Che gli altri si facciano fottere" pensò.
Infilò le chiavi nel cruscotto e partì a tutto gas. Destinazione il pub dove Valentina lo stava già aspettando.
Prese un cd e alzò il volume al massimo nel tentativo di schermare la testa dagli attacchi esterni.

Tony aveva ancora una volta sottovalutato l'evolversi degli eventi, per cui nulla avviene per caso.





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